Nonostante la siccità e l’impoverimento dei bacini idrici, in Italia circa un terzo dell’acqua viene disperso a causa delle perdite del sistema idrico.

Secondo l’Istat, nel 2020, ogni giorno sono andati persi 41 metri cubi d’acqua per chilometro di rete idrica, pari a circa il 36 per cento di quella immessa nella rete. In altre parole, per ogni chilometro di rete idrica, vengono sprecati ogni giorno l’equivalente di 41mila bottiglie da un litro.

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Secondo il rapporto annuale sul servizio idrico integrato del 2022, a cura di Cittadinanzattiva, la perdita è dovuta soprattutto alla fatiscenza della rete: il 60 per cento delle infrastrutture è stato messo in posa oltre trent’anni fa e il 25 per cento ha più di cinquant’anni (percentuale che sale al 40 per cento nei grandi centri). La rete non ha ricevuto interventi di manutenzione adeguati per minimizzare le perdite.

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Lo spreco d’acqua pubblica non aiuta a tenere bassi i prezzi. Secondo Cittadinanzattiva, la bolletta media dell’acqua in Italia nel 2021 è stata di 460 euro l’anno per un consumo di 192 metri cubi annui, un prezzo in crescita del 2,6 per cento rispetto all’anno precedente.

Tra il 2020 e il 2021, il prezzo è aumentato in circa due capoluoghi di provincia su tre. La situazione cambia in ogni regione e in alcuni casi ci sono differenze all’interno della stessa regione. Per esempio in Sicilia: a Catania 192 metri cubi d’acqua costano 244 euro, a Enna 746 euro.

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Secondo l’Istat, il 28,5 per cento delle famiglie italiane non si fida dell’acqua del rubinetto. Un numero diminuito negli ultimi vent’anni (era il 40,1 per cento nel 2002).

Persistono notevoli differenze territoriali: le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (59,9 per cento), Sardegna (49,5 per cento) e Calabria (38,2 per cento), le più basse a Bolzano (0,8 per cento) e Trento (2,4 per cento).

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Un dato che si affianca a quello sul consumo di acqua imbottigliata: tra il 2012 e il 2019 il consumo di acqua confezionata in Italia è cresciuto a un tasso medio annuo del 2,4 per cento e, secondo uno studio di Mediobanca, è oggi il paese europeo che ne consuma di più, con 222 litri pro capite all’anno (pari a un totale di circa 13,5 miliardi di litri di acqua imbottigliata). Svezia e Finlandia hanno un consumo annuo pro capite rispettivamente di 10 e 17 litri.

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Nel 2020, secondo l’Istat, undici capoluoghi di provincia hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, disponendo la riduzione o la sospensione dell’erogazione idrica. Ciò a causa dell’obsolescenza dell’infrastruttura, dei problemi di qualità dell’acqua e della siccità. Misure di razionamento sono state adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne Messina e Siracusa), a Reggio Calabria, Cosenza, Pescara e Avellino.

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