Questo articolo è uscito il 12 marzo 2022 a pagina 16 del numero 18 dell’Essenziale. Puoi abbonarti qui.

Il 14 marzo cominciano le prove del concorso ordinario per docenti di scuola secondaria; gli iscritti sono più di 400mila. In Italia per diventare docenti occorre aver sostenuto una serie di esami nelle discipline che si vogliono insegnare e poi ottenere un’abilitazione. Da sempre i concorsi sono stati molto sporadici (gli ultimi sono datati 2000, 2012 e 2016), mentre i vari percorsi per l’abilitazione che si sono succeduti negli anni recenti non sono mai riusciti a trovare una formula convincente: le Ssis, le scuole di specializzazione, sono state sostituite dai Tfa, i tirocini formativi attivi, per poi lasciare un vuoto normativo che oggi tiene in sospeso molti aspiranti docenti.

Inoltre dal 2017 – più precisamente dal decreto n. 59 del 13 aprile – per partecipare ai concorsi della scuola bisogna aver conseguito almeno 24 crediti formativi universitari (cfu) in discipline che comprendono psicologia, pedagogia, antropologia e metodologie didattiche.

Un credito corrisponde a 25 ore di impegno, divise tra lezioni, studio individuale, esercitazioni e attività in laboratorio. Quindi per conseguire i 24 cfu occorre quasi un semestre di studio: 600 ore, 15 settimane per 40 ore alla settimana. Questi crediti formativi servono a certificare competenze fondamentali per chi vuole diventare insegnante.

Nati con l’eliminazione del tirocinio formativo attivo (Tfa), e pensati per essere propedeutici al percorso di formazione iniziale e tirocinio (Fit), che però non è stato mai attivato, i crediti formativi universitari sono rimasti come un ramo senza l’albero: la riforma strutturale della formazione docenti nel quale dovevano essere inseriti ancora non sembra all’ordine del giorno delle nuove politiche scolastiche.

L’obbligo dei 24 cfu ha però valore retroattivo, quindi la maggior parte degli aspiranti docenti, anche quelli già in cattedra con supplenze, ha dovuto conseguire i crediti. Le università pubbliche hanno attivato percorsi formativi e hanno riconosciuto i crediti eventualmente già maturati durante il percorso di studi. All’università di Roma Sapienza, per esempio, per ottenere i 24 cfu gli ex studenti pagano in base al reddito fino a un massimo di cento euro a esame, che corrisponde a sei crediti. Tutte le università hanno dei percorsi appositi; in alcune chi sta svolgendo il dottorato fa gli esami
gratis.

Offerte speciali e buoni spesa

Ma gli aspiranti docenti che hanno bisogno urgente dei 24 cfu sono davvero tantissimi. E così è diventata enorme l’offerta di istituti privati, spesso telematici, e di tutti gli enti formativi accreditati dal ministero dell’istruzione.

Altri enti formativi non hanno la possibilità di far sostenere gli esami, ma offrono i corsi e si appoggiano per gli esami ad altre università. Per esempio la Scuola di alta formazione San Giuseppe Moscati o Docenti.it o 24cfu.info, legati ad associazioni o società che non sempre si occupano di formazione di docenti, usano l’accreditamento dell’università eCampus; il centro studi Athena usa l’accreditamento dell’università telematica Pegaso; il centro studi Agape usa entrambe le università. Di questi enti ce ne sono centinaia, soprattutto in provincia e al sud.

Ci sono molti gruppi su WhatsApp e Telegram dove scaricare i panieri con le risposte

Uno dei principali fornitori di corsi ed esami per i 24 cfu è eCampus, un’università telematica cresciuta molto negli ultimi anni che oggi ha 60 corsi di laurea e 30mila iscritti. La certificazione dei 24 cfu costa 500 euro, la cifra massima fissata dal ministero dell’istruzione. Ci sono scuole e piattaforme dove costa anche meno, 450 euro o 399 euro: spesso lo sconto è condizionato a una certa data di prenotazione, o a promozioni per alcune categorie. Dettaglio non trascurabile: i corsi possono essere pagati con la carta del docente, un buono spesa del ministero per l’aggiornamento professionale di 500 euro che spetta agli insegnanti di ruolo.

Lo fanno tutti

Con il concorso ordinario alle porte, moltissimi si sono affrettati a ottenere i 24 cfu nelle ultime settimane. Non è necessario seguire le lezioni, non è necessario neanche spuntare le lezioni come svolte: qualcuno sul gruppo sostiene che è stato il tutor stesso a consigliare di fare così.

P. vive in provincia di Catania, frequenta un’università telematica e ha appena finito i corsi per i 24 cfu alla scuola di formazione Moscati affiliata a eCampus. Si è iscritta a novembre e ha dato l’esame a dicembre. Dice che è stata una farsa: ha studiato unicamente dai panieri di risposte, non ha mai sentito un tutor e non ha seguito le lezioni, compreso nel prezzo le hanno regalato un corso di informatica per aumentare il punteggio in graduatoria.

Non ha conseguito i 24 cfu in un’università pubblica, perché non ci ha pensato. Non ha un lavoro e “qui bisogna cercare tutte le vie per riuscire a lavorare”, dice. Perfino l’Anief, il sindacato degli insegnanti e dei formatori che ha rapporti stretti con il sito Orizzontescuola (il più importante portale sulla scuola), organizza corsi in convenzione con l’ente di formazione Eurosofia. Si appoggia all’università telematica Pegaso: il prezzo è 500 euro più 50 per la certificazione. Le esercitazioni si svolgono sul portale: sono fra 300 e 400 quesiti a disciplina e le domande dell’esame sono scelte tra queste.

“Ci sono un sacco di gruppi WhatsApp e Telegram dove scaricare i panieri con le risposte per le prime due materie, sono una quindicina di pagine di domande e risposte”, racconta F., che è iscritto al gruppo Facebook degli studenti di Pegaso. “Per le ultime due invece sono un paio di pagine. Ma questa cosa non mi va tanto a genio, crea un misto di fastidio e conflitto tra l’alunno tradizionale che sono stato e l’alunno telematico che sto sperimentando. Ero abituato a tutt’altro metodo di studio. Studiare i panieri delle domande serve solo a portare a termine la compravendita dei 24 cfu. Ma delle nozioni non resterà nulla quasi a nessuno. Ho scelto un’università telematica come Pegaso perché potevo fare tutto comodamente da casa. Non ti nascondo di aver provato un forte imbarazzo sia per tutto il sistema che c’è dietro, sia per i docenti e gli studenti, me incluso”.

Una sala conferenze dell’università di Urbino, gennaio 2015. (De Agostini/Getty Images)

Oltre ai 24 cfu, si possono ottenere crediti per insegnare altre discipline oltre la propria, o per migliorare il punteggio in graduatoria. “Apri il computer e fai partire le lezioni, nel mentre fai altro. Alla fine hai un certificato, un punto o due in più in graduatoria, che però significa passare avanti a un sacco di gente”, dice P., studente di filosofia di Cagliari. “Lo fanno tutti, quindi se vuoi insegnare è l’unico modo, altrimenti resti indietro e per le supplenze non ti chiamano mai”.

Si può sostenere l’esame dopo alcune settimane dall’iscrizione e in un solo giorno. L’esame di eCampus, per esempio, consiste in 30 domande a risposta multipla per disciplina, 30 minuti a disciplina. L’esame si supera con 18 risposte corrette su 30. Oltre alle dispense e alle lezioni, è possibile scaricare l’insieme delle domande possibili con le risposte corrette: in totale più o meno un centinaio a disciplina, da un minimo di 62 per antropologia a un massimo di 170 per psicologia. Gli esami si svolgono in presenza o su apposite piattaforme online. Quasi tutti i candidati li passano. Tenendo conto che i 24 cfu certificano comunque l’idoneità, il voto è indifferente.

Online ci sono diversi luoghi dove le persone che hanno fatto gli esami e quelle che li devono fare si scambiano consigli e dritte. Esiste per esempio il gruppo Facebook 24 cfu eCampus che ha quasi duemila membri: dalle discussioni emerge che la maggior parte delle persone per preparare l’esame si limita a leggere e memorizzare le domande corrette. La domanda più frequente è: devo studiare solo i panieri delle domande d’esame con le risposte corrette? Sì, studia solo i panieri, è la risposta che torna nei commenti. Nel gruppo una persona chiede quanto ci vuole per studiare tutto il programma: qualcuno risponde un mese, qualcuno una settimana, qualcuno pochi giorni.

È come fare un cruciverba leggendo prima le risposte

Al telefono un tutor di eCampus ha confermato all’Essenziale che si possono dare tutti e quattro gli esami in un giorno, assicurando che nell’80 per cento dei casi gli studenti non hanno problemi a superarlo. Ha inoltre confermato che è sufficiente studiare i panieri delle risposte. L’iscrizione dà immediatamente accesso ai panieri, dove ci sono anche le domande d’esame.

Spesso si tratta di domande semplici, che ritornano scritte in forma diversa; ci sono anche domande difficili e specifiche, ma basta memorizzarle, non è necessario approfondire il senso della risposta.

Ecco due esempi dal paniere di Pedagogia generale e sociale. “Quale, tra le seguenti affermazioni, definisce il cervello?”: A) Pilota automatico. B). Trasmettitore di energia. C) Anarchia sinaptica. D) Gioco simbolico-biologico. O ancora: “Come deve essere organizzato l’apprendimento per Bruner?”: A) Secondo una progressione ottimale. B) Secondo modelli stadiali e separati. C) Secondo il modello prossimale. D) Secondo la prospettiva deterministica. Non occorre sapere chi era Bruner, nemmeno cosa sia una progressione ottimale, basta ricordare la risposta. In pratica è come fare un cruciverba leggendo prima le risposte.

Tempi tecnici

Una pubblicità di eCampus recita: “I saldi iniziano adesso! Aumenta il punteggio: Clil+certificazione linguistica B2, C1, C2 e ottieni fino a 9 punti”. È possibile rateizzare il corso: il prezzo è sempre sui 500 euro e si ottengono 60 crediti di master accreditato più una certificazione linguistica.

La certificazione metodologia didattica Clil (Content and language integrated learning) come molte altre certificazioni, è praticamente impossibile da conseguire in un’università pubblica. Attualmente su internet abbiamo trovato solo l’università di Salerno. Anche l’esame del master da 60 cfu si può sostenere in una sola giornata: si tratta di un tipo di master accreditato dal ministero dell’istruzione e valido a tutti gli effetti come master universitario. Tra questi su eCampus ci sono master che permettono di sostenere gli esami che mancano per accedere ad altre classi di concorso (per l’insegnamento di ogni disciplina a scuola, occorre aver dato alcuni esami specifici all’università e quindi essere abilitati a una certa classe di concorso), come per esempio il master L2 in “area socio-letteraria, storico-geografica per l’insegnamento negli istituti secondari di I e II grado”.

In totale, a seconda della laurea di partenza, questo master permette di accedere a quattro classi di concorso (A11, A12, A13, A22) e di insegnare quindi latino, italiano, storia e geografia alle medie e al liceo.

Comprende esami di latino e linguistica che in un’università pubblica richiederebbero mesi di studio. Sono esami che spesso gli studenti rimandano perché sono molto impegnativi, soprattutto se non si arriva con una formazione adeguata dal liceo. I programmi sono sempre superiori alle mille pagine, e in molti casi bisogna necessariamente seguire le lezioni.

Un tutor di eCampus ha confermato all’Essenziale che si possono dare tutti i 60 crediti insieme in un solo giorno a un mese dall’iscrizione: l’esame comprende dieci domande a materia e si supera con 6 su 10. Si possono spuntare le lezioni come svolte; si possono studiare i panieri con le domande, ma bisogna aspettare sei mesi per la prova finale, che consiste in un colloquio su un argomento a piacere. L’attesa dei sei mesi è imposta dai tempi tecnici definiti dalla normativa, perché si tratta di un master di primo livello da 1.500 ore di impegno complessivo e non sarebbe possibile certificarlo prima.

L’Essenziale ha chiesto a eCampus e Pegaso un confronto su queste questioni, ma non ha ottenuto risposta. Il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha detto più volte che il sistema dei 24 cfu non può più essere considerato adeguato ma il ministero non ha ancora immaginato un corso unico statale, magari gratuito, per gli aspiranti docenti.

Il problema non è solo la mercificazione dei saperi e la scarsa regolamentazione del settore della formazione e del reclutamento dei docenti. Il problema è che questo ricadrà su una generazione di persone che dovrà formare gli studenti a venire.

Questo articolo è uscito il 12 marzo 2022 a pagina 16 del numero 18 dell’Essenziale. Puoi abbonarti qui.

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