Scrivere il proprio libro, pubblicarlo e distribuirlo, il tutto senza l’intermediazione di una casa editrice. È l’autopubblicazione, o self publishing, un fenomeno che sta rapidamente trasformando il mercato dell’editoria: in Italia nel 2021 sono stati pubblicati 16.065 titoli di libri autopubblicati, il 56 per cento in più rispetto al 2020, secondo i dati dell’ultimo Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia. A questi vanno aggiunti 550mila e-book, in crescita del 9 per cento.

Di per sé l’autopubblicazione non è un fenomeno nuovo: già nel secolo scorso autori diventati molto noti hanno esordito autopubblicando le proprie opere. Marcel Proust stampò a sue spese il primo volume della Recherche, Jorge Luis Borges fece lo stesso con la sua prima raccolta di poesie, Fervor de Buenos Aires. Anche in Italia troviamo i casi di Moravia, che autopubblicò Gli indifferenti, o di Italo Svevo, che si finanziò i suoi primi due romanzi. Ma se prima ci si rivolgeva alla tipografia di fiducia, realizzando tirature limitate che di solito non superavano qualche centinaio di copie, le cose cambiano quando cominciano a diffondersi le piattaforme che offrono servizi strutturati di self publishing.

La rivoluzione in Italia arriva nel 2010 con Amazon e la sua Kindle direct publishing (Kdp), la piattaforma a tutt’oggi più usata, che lascia ad autrici e autori il 70 per cento dei ricavi sul prezzo di copertina. La novità sta nel non dover più anticipare i costi di stampa: il libro viene inserito nel catalogo digitale e quando qualcuno lo acquista la piattaforma si occupa di stampare la singola copia e inviargliela a casa. Tutto questo grazie a macchine tipografiche di nuova generazione, che con la stampa digitale sono in grado di riprodurre anche un solo libro a costi ridotti.

Riuscire a emergere

“Il fenomeno del self publishing va inserito in una più generale tendenza alla disintermediazione, l’eliminazione di intermediari dalla catena distributiva”, spiega la professoressa Paola Di Giampaolo, docente dei due master in editoria dell’università Cattolica di Milano. “La cultura non è più trasmessa solo attraverso i mass media tradizionali: oggi assistiamo a un proliferare di contenuti autoprodotti, pensiamo ai social network o al video blogging. Il self publishing si inserisce in questo filone. Minori barriere all’ingresso fanno sì che pubblicare sia diventato molto semplice, almeno dal punto di vista tecnologico: la difficoltà oggi sta nell’individuare un proprio pubblico e riuscire a emergere”.

Prima della diffusione dell’autopubblicazione, in tante e tanti optavano per la cosiddetta editoria a pagamento: il libro era pubblicato da un editore in cambio dell’acquisto di un certo numero di copie o di un contributo economico. “Sono forme di editoria da sempre considerate poco nobili”, spiega Di Giampaolo. “È un fenomeno che esiste ancora, ma oggi il self publishing offre un’alternativa”.

La gran parte dei testi autopubblicati consiste in libri di narrativa: nel 2010 erano l’84 per cento del totale, scesi al 57 per cento nel 2020

Agli esordi, però, l’autopubblicazione era considerata sinonimo di scarsa qualità: c’era chi approfittava delle piattaforme per pubblicare testi copiati dal web o messi insieme frettolosamente con l’idea di trarne un guadagno. “È stato un boomerang, perché il pubblico ha confermato il pregiudizio sui libri self published considerati come poco validi”, racconta Carmen Laterza, una delle principali esperte di autopubblicazione in Italia, curatrice del blog Libroza.com. “Ci sono voluti anni perché tra autori e autrici crescesse la consapevolezza di cosa significhi davvero fare autoeditoria. Il lettore non è uno sciocco: se vogliamo continuare a pubblicare, dobbiamo dare qualità. La competizione oggi è sempre più alta e questo ha portato a una scrematura: adesso troviamo ottime opere autopubblicate considerate al pari di tante altre pubblicate da case editrici”.

Ma perché si sceglie il self publishing? Secondo una ricerca condotta nell’aprile 2021 da Ipsos, commissionata da Amazon per indagare le abitudini di lettura e scrittura in Italia, solo il 18 per cento dei lavori autopubblicati è stato respinto dagli editori tradizionali, mentre il 46 per cento di autori e autrici non ha mai sottoposto il proprio libro a una casa editrice. “Per molti oggi è una scelta consapevole: con il self publishing si può guadagnare anche più che con un editore tradizionale”, spiega Laterza. “C’è chi dice che non si vive di sola scrittura: io invece riesco a farlo, autopubblicando i miei libri”.

La gran parte dei testi autopubblicati consiste in libri di narrativa: nel 2010 erano l’84 per cento del totale, scesi al 57 per cento nel 2020. “Si tratta soprattutto di romanzi rosa, fantasy o autobiografici”, dice Giuseppe Peresson, direttore dell’ufficio studi dell’Associazione italiana editori. “Con la pandemia abbiamo assistito a un progressivo aumento di altri generi: saggistica, manualistica, ma anche narrativa per bambini”. E poi ci sono le raccolte di poesie, che hanno una lunga storia di self publishing, dato che anche prima dell’arrivo delle piattaforme i libri in versi erano spesso autopubblicati. Per ragioni diverse: spesso si trattava di volumi di poche pagine, con costi di stampa più sostenibili, che però non sarebbero stati pubblicati dalle case editrici piuttosto scettiche a impegnarsi in un genere che tradizionalmente ha poco successo in Italia.

“Oggi la poesia ha trovato un nuovo spazio nel self publishing”, racconta Peresson. “Insieme a poeti e poete ci sono diverse tipologie di autori: tanti sono professionisti che decidono di pubblicare un libro come strumento di promozione del proprio lavoro. Responsabili di marketing, avvocati, docenti universitari che invece di distribuire dispense scrivono un manuale, ma anche nutrizionisti, insegnanti di yoga o organizzatori di matrimoni”.

Errori comuni

Chi si autopubblica non deve occuparsi solo della scrittura, ma controllare tutta la filiera di produzione del libro, dall’editing all’impaginazione, dalla scelta della copertina alla promozione. Questo non significa lavorare in solitudine: oggi sono in aumento i professionisti editoriali freelance, correttori di bozze, editor, impaginatori, grafici, illustratori, esperti di marketing e comunicazione, che danno supporto nel “confezionamento” dell’opera.

“Sono due gli errori più comuni di chi ricorre al self publishing”, racconta Luana Prestinice, fondatrice della piattaforma Self publishing Italia, che offre servizi editoriali a chi sceglie l’autopubblicazione. “Il primo è quello di essere troppo innamorati del proprio progetto e di non accettare critiche. Il secondo è pensare che il lavoro finisca quando il libro viene pubblicato. Al contrario: per attirare il pubblico c’è bisogno di una strategia di marketing e un piano di comunicazione ad hoc. In questo, i social network hanno un ruolo centrale: il più usato oggi è Instagram, mentre Facebook è considerato troppo vecchio e TikTok è ancora piuttosto inesplorato”.

Data la grande diffusione sul web dei libri autopubblicati, un problema centrale oggi è quello di mettere il proprio testo al riparo dal plagio

Il problema resta poi quello della distribuzione. Poiché arrivare in libreria è ancora considerato importante, sono nate delle piattaforme che fanno da intermediarie con i distributori. Tra le più note ci sono PassioneScrittore, StreetLib e YouCanPrint: oltre ai servizi editoriali classici, stringono accordi per distribuire i libri self published nelle librerie – fisiche e digitali – e per organizzare presentazioni online o in presenza. “Il loro guadagnano deriva dalle percentuali sulle vendite”, spiega Laterza. “In ogni caso, chi scrive conserva la proprietà sui diritti sull’opera: questo significa che in futuro potrà decidere liberamente come disporne”.

Data la grande diffusione sul web dei libri autopubblicati, un problema centrale oggi è quello di mettere il proprio testo al riparo dal plagio. Per legge, il diritto d’autore nasce con la creazione dell’opera: la difficoltà sta nel provare quando è stata realizzata. “Quando due persone si accusano a vicenda di aver copiato, ha la meglio chi riesce a dimostrare di essere stata la prima a scrivere”, spiega Valentina Panizza, fondatrice di Proofy, servizio che permette di depositare un’opera ottenendo una prova legale della creazione. “Le persone che si autopubblicano o sono in cerca di un editore si rivolgono a noi anche in fase di scrittura, per tenere traccia dell’avanzamento del proprio lavoro creativo”.

Il mondo dell’editoria guarda all’autopubblicazione con sempre maggior interesse, considerandolo come un potenziale bacino per scoprire nuovi autori e tendenze.

Nel marzo 2022 per la prima volta la Bologna Children’s book fair ha ospitato una giornata di formazione sul tema dell’autopubblicazione. A maggio, gli autori self sono stati esposti al Salone internazionale del libro di Torino, e a novembre l’università Cattolica di Milano avvierà il primo corso di formazione per professionisti del self publishing, in collaborazione con il Salone del libro di Torino e Passione Scrittore.

“Sono sempre più gli scrittori e le scrittrici self published contattate dalle case editrici per pubblicare un libro, oppure per realizzare una nuova edizione di un’opera già esistente”, racconta Di Giampaolo. “E poi ci sono i bestseller che arrivano da Wattpad, la più grande comunità online di appassionati di lettura e scrittura”. Si tratta di una piattaforma in cui le persone condividono le proprie opere e leggono quelle degli altri, interagendo attraverso like e commenti, in modo completamente gratuito.

“Ho cominciato a pubblicare i miei libri su Wattpad quando avevo 14 anni”, racconta Cristina Chiperi, che oggi ne ha 23 e che nella piattaforma ha superato i 90 milioni di visualizzazioni, con più di 107mila followers. “Caricavo alcuni capitoli al giorno e i lettori che mi seguivano ricevevano una notifica. Capire qual è la reazione del mio pubblico è fondamentale mentre scrivo, per decidere che direzione dare alla storia”. Nelle classifiche di Wattpad, Chiperi è arrivata più volte in testa a quella dei titoli per adolescenti, e questo ha fatto sì che gli editori la notassero: ora pubblica con Garzanti e Mondadori. “Online i miei libri restano ancora accessibili a tutti”, conclude. “Per chi scrive come me, oggi è fondamentale non perdere il rapporto di fiducia con la propria community”.

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